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Contabilità HR
Alice Smiroldo  

Tracciabilità degli stipendi e buste paga: le novità

Addio buste paga in contanti! La tracciabilità degli stipendi è il centro del nuovo Ddl approvato dalla Camera dei Deputati lo scorso 15 novembre. Ora si attende il voto del Senato per dare il via ad un significativo cambiamento.

Addio retribuzioni in contanti

Cosa cambierà nel pagamento delle buste paga, sostanzialmente, è il metodo. Addio ai contanti, sì alla tracciabilità degli stipendi attraverso pagamenti bancari o postali.

L’obiettivo principale del Disegno di legge è porre fine alla tendenza delle finte retribuzioni e delle finte buste paga. Una proposta per tutelare i lavoratori dalle insidie delle dimissioni in bianco o dall’accettare, sotto minaccia di licenziamento, un salario inferiore ai minimi stabiliti dalla contrattazione collettiva.

Il datore di lavoro, inoltre, al momento dell’assunzione ha l’obbligo di comunicare al centro per l’impiego di riferimento gli estremi della banca o dell’ufficio postale attraverso il quale erogherà i pagamenti.

Busta paga: non vale come prova di pagamento

Nel testo del Ddl, a protezione del lavoratore, si stabilisce che la firma della busta paga non costituisce in alcun modo una prova dell’effettivo pagamento dello stipendio.

La predisposizione della busta paga, solitamente complessa e difficoltosa, in realtà può essere semplificata. Come? Attraverso un software gestionale hr che le predispone e ne consente il caricamento in cloud.

A quali contratti si applica la normativa?

Il Disegno di legge è pensato per applicarsi a tutti i contratti di lavoro subordinato. Nell’insieme sono da includere anche le collaborazioni e i contratti delle cooperative con i soci.

Ulteriore novità legata alla proposta di legge riguarda la scelta del sistema di pagamento. È infatti lo stesso lavoratore a indicare la sua preferenza fra accredito diretto sul conto, emissione di un assegno o pagamento in contanti presso lo sportello bancario o postale.

Tracciabilità degli stipendi, quali datori sono esclusi?

Gli obblighi sopra citati non sono imputabili alle seguenti categorie:

  • Idatori di lavoro non titolari di una partita Iva;
  • I rapporti di lavoro domestico e familiare;
  • I rapporti instaurati dai piccoli condomini, come spese di pulizia o manutenzione condominiale.

 

Se il Ddl verrà approvato, questa “rivoluzione” nel mondo delle retribuzioni potrebbe rappresentare un notevole passo in avanti per la tutela del lavoratore e della sana cultura del lavoro